Raccontare la storia della propria vita non è affatto semplice. Soprattutto se hai dei limiti imposti dalla scrittura. Ma vi rendete conto di quante pagine dovrebbero essere scritte per raccontare una vita? Quante parole servirebbero? Senza pensare a chi poi di vita ne ha già vissuta una e ne ha iniziato anche un’altra! E questa e proprio la situazione di chi affronta un trapianto d’organo. Mi presento. Mi chiamo Marco ho 44 anni e abito in provincia di Padova. 4 anni fa la mia prima vita è giunta al termine. 4 anni fa ho affrontato un trapianto di polmoni. Si, esatto. Tutti e 2. Ma andiamo per ordine. Sono affetto da una malattia genetica che si chiama Fibrosi Cistica. È una malattia multiorgano che colpisce principalmente i polmoni. Rovinandoli. Impedendone il loro funzionamento a poco a poco. A poco a poco ti toglie il fiato. Ti lascia senza respiro. Non esistono cure per guarire ma solo assumendo farmaci quotidianamente e effettuando una interminabile fisioterapia respiratoria si può solo rallentare questo declino. La giornata di un fibrotico è sostanzialmente uno scandirsi di fisioterapia respiratoria, aereosol, farmaci e respirare attraverso una maschera che ti fornisce ossigeno. E nel contempo devi lavorare o andare a scuola. La malattia infatti non ti “assolve” dai doveri quotidiani. Non fa sconti. Questa era la mia vita fino a 4 anni fa. Poi la malattia mi ha portato rapidamente verso il termine della vita. Stop. Basta. Qui ti devi fermare. E proprio qui inizia la magia della donazione d’organi. Contemporaneamente a me un’altra vita si stava spegnendo. Ma mentre il mio compagno di viaggio non aveva una seconda possibilità, per me si apriva lo spiraglio di una seconda vita. E così, grazie alla sua volontà, grazie alla sua generosità di aiutare attraverso ciò che rimaneva di se, ho affrontato il trapianto. Le sensazioni che ho provato quando mi sono svegliato dall’intervento sono indescrivibili. I SUOI polmoni sono così leggeri che non mi accorgo che ci sono. Il SUO respiro è libero, forte, silenzioso. Imparo per la prima volta a non ascoltare l’aria che a fatica entra e esce dalle mie labbra (perché di fatica non ne faccio alcuna). Fare le scale o portare la spesa non mi porta più a fermarmi ed ansimare. Non sento più il fiatone dopo una corsa o anche solo una semplice camminata. L’inizio di una nuova vita. Tutta da gustare. Tutta da scoprire. E quindi inizio a chiedermi; “Ma adesso, per mettere alla prova i polmoni, cosa posso fare? Qual è il limite a cui posso portarli e che prima mi fermava dopo 10 metri di corsa??” Mi decido ad acquistare una bici da corsa. Una BIANCHI. Il marchio mi sembra quello giusto visto che il trapianto l’ho effettuato a Bergamo. (N.d.A. BIANCHI è un marchio di biciclette la cui sede è a Treviglio (BG)). E così, assieme ad un amico, inizio a effettuare i primi chilometri, le prime salite. E mi rendo conto che mettere in difficoltà i polmoni del mio donatore non è per niente facile! Cedono molto prima i muscoli! Ma i polmoni no. Il respiro accelera, lo sforzo si fa sentire certamente, ma basta un attimo di pausa e torna la calma, il silenzio. Il respiro riprende la sua regolare cadenza. Ok! I test hanno dato segnali incoraggianti! Ben oltre le aspettative. Ma quindi cosa posso inventarmi per testare ancora i limiti di questo magnifico dono? Mi serve un ambiente di stress. Dove la caccia di ossigeno avviene in maniera spietata a ogni respiro. La montagna! Ora immaginate per un attimo una persona che come me è nato in piena campagna, al livello del mare e che non ha mai potuto permettersi di superare certe quote proprio per la mancanza di fiato. Di montagna non so veramente nulla. Decido quindi di aggregarmi ad un gruppo di trapiantati d’organo che organizzano escursioni in montagna. Mi abituo presto al nuovo habitat. Le persone che ho attorno sono veramente straordinarie. Ospitali, sempre pronte a darti una mano o un consiglio. Lego subito con Marco. Lui è un trapiantato di rene. Mi racconta la sua storia. E mentre mi racconta le sue avventure post trapianto, percepisco il suo entusiasmo e la sua voglia di vivere. Durante la salita mi dà consigli; “Metti il piede lì”, “Sposta il peso così” e piano piano mi guida verso la cima della vetta. Raggiungiamo la vetta del Monte Campioncino (N.d.A. Una cima della Val di Scalve) Non posso spiegare le emozioni che ho provato nel raggiungere la mia prima cima. Respirare in quota è veramente entusiasmante! L’aria è così fresca e leggera! La sensazione di leggerezza e libertà mi fanno scendere una lacrima di emozione e gioia. Quante emozioni mi sta dando questo trapianto! Quante nuove opportunità mi ha regalato il mio donatore con il suo “si”. Grazie al suo consenso alla donazione sto provando esperienze che prima erano vietate dalla mia condizione fisica. Il suo respiro continua a vivere attraverso me. Chi ha la salute è padrone del mondo. È questo il messaggio che voglio portare avanti. Se avete la salute apprezzate ogni momento che la vita vi offre. Assaporatelo, gustatelo, spremetelo fino in fondo. E quando giungerete alla fine permettete che i vostri organi vadano a persone che possano ancora sfruttarli. Voi continuerete a vivere attraverso di loro.